2.3 - Corsica, Sardegna, Giglio, Giannutri e Argentario 2 Settimane
Giorno 1
Marina di Scarlino – Solenzara
Issiamo le vele di buon’ora per affrontare questa traversata un po’ impegnativa. Solenzara è un piccolo borgo della Corsica del Sud, situato alla foce del fiume La Solenzara, che separa la costa rocciosa delle Nacres a Sud dalla costa piatta al Nord.
Lungo il fiume si trovano delle magnifiche spiagge, cosa che succede raramente nei fiumi di montagna, ed unica in Corsica. Le coste e le spiagge
Itinerario
Giorno 1
Marina di Scarlino – Solenzara
Issiamo le vele di buon’ora per affrontare questa traversata un po’ impegnativa. Solenzara è un piccolo borgo della Corsica del Sud, situato alla foce del fiume La Solenzara, che separa la costa rocciosa delle Nacres a Sud dalla costa piatta al Nord.
Lungo il fiume si trovano delle magnifiche spiagge, cosa che succede raramente nei fiumi di montagna, ed unica in Corsica. Le coste e le spiagge creano un panorama da sogno. Solenzara riesce ad affascinare, grazie alla sua posizione geografica, gli amanti del mare e della montagna, che potranno praticare trekking, con le famose rocce del Col di Bavella, a fare da magnifico scenario. Lungo il percorso, i visitatori scopriranno le selvagge meraviglie naturali del territorio, con angoli suggestivi nascosti dalla macchia mediterranea e le foreste che diventano sempre più spettacolari man mano si sale verso Col di Bavella.
Il villaggio è un vero gioiello sulla Côte des Nacres e offre un perfetto equilibrio tra vitalità dell’ambiente marino e la calma della montagna. Il borgo di Solenzara deve il suo sviluppo al comandante Poli che, verso il 1840, creò uno stabilimento per trasformare il ferro importato dall'isola d'Elba in ghisa.
Da non perdere: una camminata tra le vie e i vicoli del borgo, per ammirare le bellezze architettoniche.
Giorno 2
Solenzara – Santa Manza
Poche miglia ci separano dall’isola di Santa Manza. Il golfo, profondo e stretto, è perfetto per ancorarci in rada. Alle sue estremità, alti dirupi di calcare e grandi rocce rosse scendono a strapiombo sul mare.
La grande spiaggia di sabbia fine è particolarmente adatta alla vela e le piccole spiaggette limitrofe offrono un riparo da sguardi indiscreti, il tutto forma una cornice idilliaca.
Da non perdere: i tramonti dai colori innaturali
Giorno 3
Santa Manza – Isola di Cavallo
Destinazione: Isola di Cavallo! L’isola di Cavallo si estende per circa un chilometro nel tratto di mare tra la Corsica e la Sardegna, stretto tra le Bocche di Bonifacio e l’Arcipelago della Maddalena. È l’isola più caraibica del Mar Mediterraneo, la perla dell’Arcipelago di Lavezzi. A prima vista sembra emersa dalle acque per costituire un magico approdo agli amanti della vela.
Massima attenzione: questa parte di mare è una delle più difficili da navigare in tutto il Mar Mediterraneo, a causa delle correnti che spingono le imbarcazioni verso gli scogli.
Il nome deriva dalla sua conformazione: infatti vista dall’alto, ricorda un cavallo, con gambe, testa e coda. L’isola, rimasta intatta e disabitata per millenni, era frequentata già al tempo degli antichi Romani che vi inviavano i prigionieri per estrarre il granito con cui decorare le abitazioni patrizie e costruire i monumenti.
È famosa in tutto il mondo per il fascino delle sue spiagge bianche nascoste tra le rocce dove il mare s’incastra e crea calette e baie con acque cristalline. È una meta prediletta per chi pratica snorkeling ed immersioni che qui avvisterà la cernia bruna, pesci spada, delfini e molto altro.
Da non perdere: sull’isola si trovano anche le ville dei protagonisti del jet set internazionale.
Giorno 4
Isola di Cavallo – Isole di Lavezzi
Spostiamoci sulle Isole di Lavezzi. Il gruppo di isolotti, tra Sardegna e Corsica, nelle Bocche di Bonifacio sono un paradiso selvaggio da scoprire, ci sono tante spiagge, sparse tra le piccole insenature rocciose, di straordinario valore naturalistico e di grande bellezza.
Prestate molta attenzione: le isole nascondono molte insidie! Furono teatro, infatti, del naufragio della nave “Semillante” che trasportava in Crimea oltre 600 soldati francesi. Il suo affondamento è la tragedia più grande mai verificata nel Mar Mediterraneo. Fermiamoci qui per una notte, sarà suggestivo vedere il tramonto!
Da non perdere: le immersioni sono un’esperienza unica!
Giorno 5
Isole di Lavezzi – Santa Giulia
Prua sulla bellissima Santa Giulia! La sua spiaggia, a metà strada tra Bonifacio e Porto Vecchio, è una delle più famose della Corsica, piccolo angolo di paradiso molto apprezzato e frequentato. In molti giungono fin qui per ammirare la bellezza della natura e dei panorami che assomigliano alle isole del Pacifico. Dal mare turchese si ergono rocce e scogli in un ambiente molto suggestivo.
Santa Giulia è una figura molto cara ai Corsi che le sono estremamente devoti. Secondo la leggenda, Giulia era una giovane schiava che fu portata in Corsica, con lo scopo di raggiungere Cartagine, dove sarebbe stata venduta. Giulia si rifiutò di imbarcarsi e i suoi aguzzini la picchiarono e la crocifissero.
Giorno 6
Santa Giulia – Porto Vecchio
Molliamo gli ormeggi alla volta di Porto Vecchio. Come molte altre città corse, anche Porto Vecchio ha origini genovesi. Sorge nel cuore dalla Corsica meridionale ed è una delle mete di maggior interesse del territorio che può vantare una straordinaria ricchezza in meraviglie naturalistiche: qui le montagne scendono a picco nel mare, creando un’infinità di spiagge, cale e isolette.
Sicuramente ammireremo le sue spiagge bianchissime, le sue acque trasparenti e limpide e i suoi fondali marini di eccezionale bellezza ideali per gli amanti di snorkeling.
Da non perdere: il panorama e la vista sul mare dalla Torre Genovese che sorge nella parte più alta della città.
Giorno 7
Porto Vecchio – Isola del Giglio (Campese)
Tutto pronto per la traversata? L’isola del Giglio dista 98 miglia!
Campese è stupenda al tramonto e la grande Torre del Campese, costruita da Cosimo I de’ Medici per difendere l’isola dagli attacchi dei Saraceni, completa il panorama da cartolina. Tutta la costa della piccola isola è frastagliata da numerosissimi scogli intervallati da poche calette e baie e dalla Spiaggia di Giglio Campese.
L'isola fu abitata fin dall'Età del ferro. Successivamente fu forse una base militare etrusca e anche sotto la dominazione romana fu un centro di una discreta importanza nel Mar Tirreno citato, per esempio, da Giulio Cesare nel “De bello Gallico”. A margine dell'abitato di Giglio Porto, leggermente al di sotto del livello del mare, si trovano i resti della bella villa romana che comprende mura perimetrali, resti di mosaici e affreschi, terrazza stellata e una lunga terrazza pensile; l'intera area è denominata “I Castellari”. Nelle epoche successive fu governata da varie famiglie nobili dell'Italia centrale e dal 1264 dal governo pisano, che dovette poi cederla ai Medici. Nel Medioevo passò sotto il dominio della famiglia Aldobrandeschi, successivamente al comune di Perugia. Nel 1544 il pirata detto il Barbarossa saccheggiò l'isola, uccise chiunque si opponeva e deportò, come schiavi, più di 700 gigliesi. In seguito a questa sanguinosa incursione, la famiglia dei Medici ripopolò l'isola con popoli proveniente dalle terre senesi.
Da non perdere: osservate attentamente il mare durante la navigazione: potreste incontrare branchi di delfini, capodogli o balenottere.
Giorno 8
Isola del Giglio (Campese) – Isola di Giannutri
L’isola di Giannutri è la nostra prossima meta. È un paradiso piccolissimo: grande 500 metri e lunga circa 5 chilometri. E' frequentata soprattutto dai subacquei, attratti dal fascino dei suoi fondali intatti, ricchi di pesci, coralli e di relitti di antiche navi da esplorare. La costa quasi rocciosa è ricca di meravigliose grotte e suggestive calette, con due piccole spiagge di ghiaia nella Cala dello Spalmatoio e nella Cala Maestra.
L'isola di Giannutri fu abitata occasionalmente durante l'Età del Bronzo e vide il suo massimo splendore in epoca romana, quando furono realizzati il porto ed una villa nella costa occidentale dell'isola. Terminati gli splendori di epoca romana, l'isola rimase disabitata per molti secoli, trovandosi in mare aperto con un territorio quasi piatto che non permetteva rifugi naturali in caso di incursioni piratesche. Solo i pirati, spesso, vi sbarcavano per riposare nelle grotte dell'isola, prima di salpare per assaltare le coste della Toscana. Entrata a far parte dello Stato dei Presidi nella seconda metà del Cinquecento, l'isola era considerata dagli Spagnoli il punto debole del loro stato, che aveva un efficiente sistema difensivo. Per diversi secoli i governanti spagnoli studiarono la possibilità di realizzare a Giannutri una struttura difensiva per poter permettere lo sviluppo di insediamenti abitativi. Molti progetti di fortificazioni furono ideati, ma rimasero soltanto sulla carta.
Nonostante l’impossibilità di realizzare questi ambiziosi progetti, venne costruito, agli inizi dell'Ottocento dai Francesi, nel periodo napoleonico, il Forte della Scoperta, del quale però non rimane più traccia. Nel 1861, quando l'isola era entrata a far parte del Regno d'Italia, venne costruito lungo la costa meridionale il Faro di Capel Rosso, per segnalare l'isola alle imbarcazioni in transito.
Giorno 9
Isola di Giannutri – Porto Ercole (Cala Galera)
Navighiamo fino a Porto Ercole e ormeggiamoci a Cala Galera. Dal porto possiamo passeggiare sul lungomare, che con i suoi bar, ristoranti e terrazze vista mare ci lascerà senza parole. Inevitabile un giro nel cuore del borgo tra vicoli, scalinate e piazzette che si affacciano sul litorale.
La storia di Porto Ercole ha inizio già in epoca etrusca, come testimoniano i numerosi reperti trovati nelle vicinanze. Più tardi, il piccolo centro etrusco fu conquistato dai Romani e trasformato in porto.
In epoca medioevale, nell'anno 1296, la contessa di Sovana, Margherita Aldobrandeschi, fece erigere una torre quadrata chiamata “Torre di Terra”, la prima parte della Rocca di Porto Ercole. Pochi anni dopo, Porto Ercole fu ereditato dagli Orsini, che ampliarono e fortificarono la Torre.
Nel XV secolo il porto fu acquistato dalla Repubblica di Siena, che consolidò il già esistente edificio medievale, innalzò le mura che ancora oggi cingono il borgo e costruì alcune delle torri costiere che ancora persistono sulla costa argentarina. Con il dominio di Siena Porto Ercole fiorì.
Nel 1555, Porto Ercole dovette difendersi, quando, i fiorentini alleati con la Spagna, combatterono contro la Repubblica di Siena, in quel momento spalleggiata dalla Francia. Poco prima della battaglia il paese fu munito di altre fortificazioni, oltre a quella già esistente: forte della Galera, forte di Santa Barbara, forte Sant'Elmo, forte Stronco, forte Guasparrino, forte dell'Avvoltoio, forte Sant'Ippolito e forte Ercoletto. Di queste fortificazioni non rimane alcuna traccia, solo la Rocca sopravvisse.
Con la disfatta di Siena e della Francia, Porto Ercole fu annesso allo Stato dei Reali Presidi di Spagna. La Spagna si occupò della fortificazione del porto, ampliando la Rocca Senese e costruendo altri tre forti: Forte Filippo, Forte Stella e Forte Santa Caterina.
Con il governo spagnolo, Porto Ercole conobbe il massimo splendore e divenne un porto molto importante a livello europeo. Allo scioglimento dello Stato dei Presidi da parte di Napoleone il paese cadde in un lento declino. Il porto rinacque come meta turistica con la visita dalla regina Giuliana d'Olanda.
Da non perdere: Forte Filippo, la Rocca e Forte Stella, le tre fortificazioni perfettamente conservate dai cui ammirare meravigliosi panorami. Tenete a portata di mano la macchina fotografica!
Giorno 10
Cala Galera – Porto Santo Stefano
Non possiamo non ormeggiare a Porto Santo Stefano! Il pittoresco borgo marinaro lungo la costa dell’Argentario si affaccia su una baia dominata dalla fortezza spagnola e dalle torri costiere che rievocano la sua travagliata storia.
Sotto il dominio senese, dagli inizi del XV sec alla metà del XVI sec, Porto S. Stefano divenne un approdo soggetto ad incursioni dei pirati molto frequenti. In questo periodo vengono costruite la torre dell’Argentiera nel 1442, ed altre torri costiere. Lo sviluppo vero e proprio del centro ebbe inizio attorno al 1550 sotto il dominio spagnolo e continuò con la creazione dello stato dei Presidi e la costruzione della fortezza spagnola.
Nel 1707 fu conquistato dagli austriaci, insieme a tutto lo stato dei Presidi e nel 1737 i Borboni dominarono la zona, registrando un forte sviluppo demografico. Nel 1801 si unì al regno di Etruria e pochi anni dopo, con il trattato di Vienna, passò sotto il Granducato di Toscana. Nel 1842 il Granduca Leopoldo II di Lorena istituì la comunità di Monte Argentario, dove Porto Santo Stefano ne rappresentava il capoluogo. Infine nel 1860 insieme a tutta la Toscana andò a far parte del Regno d'Italia.
È da ricordare la sosta di Giuseppe Garibaldi e dei Mille durante il viaggio di trasferimento da Quarto a Marsala, proprio nel 1860.
La Fortezza fu costruita durante il regno degli Spagnoli con funzioni di avvistamento marittimo, ed è l’edificio più importante della cittadina. Non dimentichiamo la totale distruzione del centro abitato durante i bombardamenti del 1944, quando rimasero in piedi la Fortezza, il campanile della chiesa e poche altre abitazioni. Fino alla fine della seconda guerra mondiale, le fonti principali dell'economia santostefanese furono rappresentate dall'agricoltura, dalla pesca e dalla navigazione. Dagli anni sessanta invece si è sviluppato notevolmente il turismo fino a diventare la principale risorsa nell'economia locale.
Non lasciatevi sfuggire il panorama dalle terrazze della rocca: è sorprendente
Da non perdere: una passeggiata tra il Lungomare dei Navigatori e la Piazza dei Rioni, ideale per rilassarsi un po’.
Giorno 11
Porto Santo Stefano – Talamone
Dopo la colazione affrontiamo questo piccolo tratto di navigazione fino a Talamone che ci incanterà con le sue belle spiagge, le grandi pinete e il mare cristallino. Le sue calette sono molto caratteristiche e la sua baia è estremamente adatta a tutti gli sport velici.
Antica e fiorente città già in epoca etrusca, nel 225 A.C. vide combattere sul suo territorio una decisiva battaglia tra i romani e i celti che si stavano dirigendo verso Roma. Sin dalle epoche più remote è conosciuta dagli etruschi come Tlamun, dai latini come Talamo-Talamonis, dai greci come Telamon.
Nel medioevo divenne feudo degli Aldobrandeschi, che eressero la Rocca che tutt’ora spicca dal promontorio e domina la cittadina e un lungo tratto costiero. Nel 1559 fu ceduta alla Spagna ed entrò a far parte dello Stato dei Presidii.
Il porto della cittadina è stato una tappa della spedizione in Egitto dell'Ammiraglio Horatio Nelson, che partì nel 1798 da Tolone per Napoli, sostando qui come ha scritto lo stesso Napoleone nelle sue Memorie.
Il nome della città è sicuramente legato a Giuseppe Garibaldi e ai suoi Mille che nel 1860, anno in cui Talamone fu annessa al Regno di Sardegna, vi fecero scalo per rifornirsi di acqua ed armi.
Giorno 12
Talamone – Porto Azzurro
Tappa: Le Formiche di Grosseto
Prendiamo il largo verso Porto Azzurro! Fermiamoci alle Formiche di Grosseto per un tuffo, tre isolotti, che grazie alla loro distanza dalla costa, sono veri e propri paradisi naturali incontaminati. I fondali sono molto apprezzati dagli appassionati dell'attività subacquea e ricchi di reperti archeologici.
Porto Azzurro fu fondato da Filippo III di Spagna ai piedi della baia sul lato orientale dell’isola, agli inizi del 1600. Su consiglio dell'ammiraglio genovese Andrea Doria eressero un forte sul promontorio che chiude a est l'insenatura.
Insieme al Forte Focardo, sull'altra sponda del golfo, costituì il sistema difensivo del golfo di Mola, base della flotta del re spagnolo Filippo III. Questo sistema difensivo mirava a frenare l'ascesa militare del Granducato di Toscana che con la fortificazione di Portoferraio possedeva una roccaforte strategica nel Tirreno, che poteva mettere seriamente in pericolo gli interessi spagnoli in questa parte del Mediterraneo. Fu annesso al regno di Napoli nel 1714, al quale restò fino al 1801, quando fu ceduto ai francesi che avevano occupato tutta la Toscana.
Nel 1815, dopo la caduta di Napoleone, Porto Azzurro fu quindi annesso al Granducato di Toscana fino all'unità d'Italia. Nel XVIII e nel XIX secolo, insieme a Portoferraio e Marciana Marina, è stato il maggiore centro di pescatori dell'isola d’Elba, favorendo l'immigrazione. Nel territorio circostante sussiste, affiancando il turismo balneare, un’importante attività agricola (soprattutto frutticoltura e viticoltura).
È molto accogliente e la piazza principale è sempre affollata. Manifestazioni culturali, storiche e musicali rendono ancora più vivace tutto il paese. Il porto, spesso, in estate, è molto affollato. In questo caso possiamo rimanere in rada di fronte a Porto Azzurro, oppure spostarci su Golfo di Mola.
Giorno 13
Porto Azzurro – Marina di Scarlino
Tappa: Cala Martina
Solo 18 miglia ci separano dalla Marina di Scarlino e dalla fine della nostra vacanza che ricorderemo per il vento, la vela e gli splendidi paesaggi che ci hanno accompagnato. Ancoriamoci a Cala Martina per un ultimo tuffo e per salutare il mare limpido e cristallino dell’Arcipelago Toscano.