2.1 - Isola d'Elba, Capraia e Corsica 2 Settimane
Giorno 1
Marina di Scarlino – Portoferraio
Tappa: Cerboli
Non perdiamo altro tempo e salpiamo verso Portoferraio: il centro più popolato dell'Isola d'Elba, la piccola “capitale” che divenne molto importante, anche a livello internazionale, con l’esilio di Napoleone.
D’obbligo una piccola deviazione per un bagno a Cerboli, isolotto situato nel Canale di Piombino. Il suo mare azzurro e cristallino ci farà
Itinerario
Giorno 1
Marina di Scarlino – Portoferraio
Tappa: Cerboli
Non perdiamo altro tempo e salpiamo verso Portoferraio: il centro più popolato dell'Isola d'Elba, la piccola “capitale” che divenne molto importante, anche a livello internazionale, con l’esilio di Napoleone.
D’obbligo una piccola deviazione per un bagno a Cerboli, isolotto situato nel Canale di Piombino. Il suo mare azzurro e cristallino ci farà subito respirare aria di vacanza.
Arrivando a Portoferraio, possiamo ormeggiare nell’antico approdo frequentato, nel passato, da etruschi, greci e romani, la “Darsena Medicea”, oppure presso gli ormeggi del Cantiere “Esaom Cesa”. C’è sempre la possibilità di ancorarci in rada.
Alle spalle del porto “Darsena Medicea” vive Portoferraio e il suo centro storico, con gli splendidi scorci e l'atmosfera allegra e dinamica, bar e ristoranti caratteristici, negozi e boutique.
Portoferraio fu fondata per volere di Cosimo I, granduca di Toscana, da cui la città prese il suo primo nome (Cosmopoli) nel 1548, concepita come distretto militare per difendere le coste del Granducato e dell'isola d'Elba. La città, exclave toscana nel Principato di Piombino, all'inizio era poco più che un insieme di fortificazioni (visitabili e ben conservate), come i tre forti: Forte Stella, Forte Falcone e la Linguella e la bellissima cinta muraria, i cui resti, ancora in buono stato e resi abitabili, circondano il centro storico di Portoferraio. Ancora oggi è in gran parte visibile l'imponente cortina di bastioni che dalla rada si innalza fino al Forte del Falcone.
Rimase sotto il controllo del Granducato di Toscana fino al XVIII secolo quando l'isola, per la sua posizione strategica, fu al centro di una guerra tra Francia, Austria e Inghilterra. Nell'aprile 1814, l'isola ospitò Napoleone Bonaparte nel suo primo esilio. Napoleone scelse Portoferraio come capoluogo dell'isola e nella città sono ancora presenti e visitabili le due ville che furono sua residenza, quella di San Martino e la Villa dei Mulini.
Fu grazie al regno dell'imperatore francese, che Portoferraio crebbe in importanza e modernità in maniera esponenziale, come tutta l'isola, grazie alle infrastrutture create e alla valorizzazione delle miniere di ferro di Rio Marina. In questo periodo Portoferraio divenne il porto adibito al trasporto del ferro dalle miniere elbane al continente, e da ciò deriva il nome attuale.
Successivamente Portoferraio tornò sotto il dominio del Granducato di Toscana fino all'Unità d'Italia nel 1860. Portoferraio conobbe un periodo economicamente stabile, come tutta l'isola, grazie alle sue miniere, fino agli anni settanta, quando l'industria del ferro entrò in crisi. Le miniere vennero smantellate rapidamente ma Portoferraio, grazie alle sue spiagge, seppe aprirsi all'industria del turismo, che ancora oggi rappresenta la principale fonte di ricchezza.
Da non perdere: il panorama meraviglioso dal faro di Forte Stella. Non dimenticate la macchina fotografica!
Giorno 2
Portoferraio – Isola di Capraia
Capraia ci aspetta! Rocciosa e vulcanica, solitaria e lontana, diventa tappa obbligatoria per gli amanti della vela e del mare. L’isola di Capraia è molto esposta ai venti di libeccio, scirocco e maestrale: meglio ormeggiare nel piccolo porto dell’isola o approfittare delle boe in rada.
Anticamente chiamata “Aigylion” dai greci e poi “Capraria” dai romani, il suo nome deriverebbe dalla presenza di capre selvatiche nell'isola, ma secondo un'altra ipotesi potrebbe derivare da “karpa” con il significato di «roccia». Nel 1055 fu conquistata dai pirati Saraceni, poi fu dominata dai Pisani e passò definitivamente sotto l'orbita di Genova dopo la battaglia della Meloria, che vi pose la signoria Jacopo de Mari nel 1430. Dal 1540 viene costruita dai genovesi la fortezza di San Giorgio e le tre torri di avvistamento (Torre del Porto (1541), Torre dello Zenobito (1545) e Torre delle Barbici (1699) per poter scorgere le navi dei pirati ed evitare le incursioni. Dopo l'annessione dell'ex Repubblica di Genova al Regno di Sardegna col Congresso di Vienna del 1814 e la proclamazione del Regno d'Italia, fece parte della provincia di Genova fino al novembre 1925, quando passò alla provincia di Livorno. Dal 1873 al 1986 è stata anche sede di una colonia penale.
Da non perdere: è un’ oasi perfetta per chi ama lo snorkeling, le immersioni subacquee e le nuotate solitarie.
Giorno 3
Isola di Capraia – Macinaggio
Issiamo le vele per raggiungere la Corsica e Macinaggio, deliziosa cittadina, immersa tra mare e montagna. Le spiagge sono meravigliose distese di sabbia bianca e di coste rocciose e frastagliate che si nascondono tra insenature e baie.
Il porto di Macinaggio, costruito a sud della foce del fiume di Jioielli, è stato uno dei porti marittimi e commerciali più importanti della Corsica fino al XIX secolo.
Nella seconda metà del 700, proprio per la sua posizione e la sua importanza, fu soggetta a molte dominazioni: prima con i francesi, poi con Pascal Paoli e infine con i genovesi fino al 1765. Alla fine del secolo i corsi, con l’aiuto dell’esercito inglese, riuscirono a liberare la cittadina dai francesi e nel 1859 venne realizzata finalmente la prima strada che collegava Macinaggio a Bastia, che distano fra loro solo 35 km.
Giorno 4
Macinaggio – Saint Florent
Tappa: Giraglia
Molliamo gli ormeggi per raggiungere Saint Florent! Non possiamo non fermarci alla Giraglia per un bagno rinfrescante: isolotto nel punto estremo del Cap Corse, disabitato e selvaggio, è perfetto per una pausa nel più totale silenzio.
La storia di Saint-Florent risale all’epoca romana, ma fu in età cristiana che la città ebbe un’importante espansione, anche se inizialmente il centro si sviluppò lontano dal mare e dalla costa, come testimonia l’antica Cattedrale di Nebbio. Fu solo più tardi, che la cittadina si spostò nella rada di Fornali, occupando la piccola penisola con il vecchio quartiere marinaro e la Cittadella, che quasi si fondono creando una perfetta armonia architettonica. La fortezza genovese è una costruzione particolare e insolita rispetto alle tipiche roccaforti corse. Fondata poco prima della metà del 1400 venne completata solo nel 1568 e le sue linee sono quelle tipiche di alcune rocche genovesi.
Giorno 5
Saint Florent – Golfo di Girolata
Salpiamo presto per questo tratto di navigazione che ci separa dal Golfo di Girolata, circondato da pendii ricoperti di macchia mediterranea che contrastano col colore rosso sangue dei porfidi e col turchese del mare. Le cale sono numerose e attirano l’attenzione.
Il piccolo e pittoresco villaggio è uno dei più visitati dai turisti che sono in cerca di una vacanza lontana dalle solite mete turistiche.
Da non perdere: un bagno nella baia e una visita al bel forte genovese che domina il golfo dal 1550, non rimarrete delusi!
Giorno 6
Golfo di Girolata – Ajaccio
Prua su Ajaccio! La capitale corsa ci affascinerà per la sua immensa storia. Ajaccio è una città unica e magica: i mercati animati e le viuzze della città vecchia sono imperdibili.
Prende il nome dal greco Agation (buon porto) per la sua favorevole posizione geografica. Successivamente, sotto la dominazione romana prese il nome di Adiacium e poi Ajax. Conquistata dai Vandali e dai Longobardi, intorno all'anno mille venne occupata dai pisani e in seguito passò ai genovesi, che nel 1492 vi costruirono una cittadella fortificata e la popolarono con famiglie della Lunigiana, tra cui i Buonaparte, che arrivarono ad Ajaccio nel 1510. In seguito si ingrandì grazie alla migrazione degli abitanti delle zone interne dell’isola. I francesi arrivarono ad Ajaccio per la prima volta nel 1553, ma nel 1559 venne restituita ai genovesi con la pace di Cateau-Cambrésis. Nel Settecento si trasformò in una roccaforte degli indipendentisti di Pascal Paoli, ma nel 1768 fu occupata di nuovo dai francesi in seguito al Trattato di Versailles. Nel 1769 vi nacque il suo cittadino più illustre: Napoleone Bonaparte. Dal 1793 al 1796 fu parte del regno anglo-corso di Pascal Paoli, per ritornare definitivamente alla Francia nel 1796. Nel 1811 ricoprì un ruolo di estrema importanza diventando capoluogo di tutta l'isola in sostituzione di Bastia. Durante la Seconda guerra mondiale, nel novembre 1942 fu occupata dagli italiani, a cui si sostituirono, dopo l'8 settembre 1943, le truppe tedesche. Il 10 settembre 1943 fu liberata dai partigiani corsi e dalle truppe italiane, che avevano rifiutato di arrendersi ai nazisti e si erano unite alla Resistenza locale. Il 13 settembre 1943 vi sbarcarono truppe algerine e fu il primo capoluogo di dipartimento della Francia metropolitana ad esser liberato.
Da non perdere: assaggiate i piatti tipici, vi faranno perdere la testa.
Giorno 7
Ajaccio – Cargese
Rotta su Cargese! Il carinissimo villaggio, sviluppato a forma di cavallo e di origine greca, domina il mare blu che si spalanca a perdita d’occhio. È sorprendente scoprire che i suoi abitanti conservano ancora lingua e tradizioni greche.
Nel 1676, 730 famiglie greche originarie del sud del Peloponneso, per sfuggire all’Impero Ottomano, chiesero aiuto alla Repubblica di Genova e sbarcarono in Corsica. I genovesi gli concessero dei terreni vicino a Paomia e le famiglie greche vi si insediarono. La popolazione locale li accolse in modo ostile e furono più volte attaccati. A partire dal 1769 furono costretti a trasferirsi con la protezione francese, a Cargese. Il villaggio fu nuovamente attaccato dai Corsi nel 1793, durante la Rivoluzione, e la popolazione dovette sfollare ancora una volta presso Ajaccio. I Cargesini poterono fare ritorno alle loro case soltanto quattro anni dopo.
Giorno 8
Cargese – Calvi
Prendiamo il largo verso Calvi! Città racchiusa tra mare e montagna, ci attrae per le mura della cittadella spinte in mezzo all’acqua cristallina, l’immensa baia e la bellissima spiaggia che sembra infinita.
Abitata già nel Neolitico dal popolo corso dei Cervini, solo sotto l'imperatore Tiberio venne abitata stabilmente. La città fu, poi, distrutta dai Vandali e dai Saraceni, durante i loro saccheggi.
Nel 1268 un vassallo corso di Genova, Giovaninello de Loreto, la rifondò, colonizzandola con famiglie provenienti dalla Liguria; anche Calvi, come Bonifacio, ottenne molti privilegi dalla Signoria genovese per la sua fedeltà alla Repubblica, fedeltà che appare tuttora nel suo motto (“Civitas Calvi semper fidelis”, “La città di Calvi sempre fedele”). La città fu fortificata da Giovanni degli Avogari, per farne un punto perfetto d'appoggio militare e divenne nota per la sua inespugnabilità. Questa è dimostrata dai molti attacchi subiti nel 1553 da turchi e francesi, che però non riuscirono a farla cadere. Nel 1768 fu l'ultima città della Corsica a entrare a far parte della Francia. Nel 1793-1794 fu una roccaforte francese contro Pascal Paoli, infatti vi si rifugiò Napoleone Bonaparte tra il maggio e il giugno 1793 e per questo venne distrutta dall'ammiraglio inglese Orathio Nelson.
Giorno 9
Calvi – Desert des Agriates
Tappa: Saleccia
Andiamo alla scoperta del Desert des Agriates! Territorio desertico tra Cap Corse e Balagne, qui la tranquillità è assicurata e le coste sono preservate grazie alla protezione del litorale. Tutto quello che vedrete è macchia mediterranea a perdita d’occhio e all’orizzonte il golfo di Saint Florent.
Ci vuole un bel tuffo per rinfrescarsi! Saleccia è perfetta, bella spiaggia di sabbia bianca e mare cristallino.
Giorno 10
Desert des Agriates – Bastia
Tappa: Golfo di Girolata
Prossima destinazione: Bastia! Sul nostro cammino incontriamo il Golfo di Girolata, ideale per una sosta: le calette sono numerose e i colori mozzafiato.
Bastia è situata alla base del maestoso Cap Corse, da cui si gode di panorami maestosi, è sempre stata cittadina di marinai e pescatori ed offre spettacolari paesaggi di mare, tra spiagge, falesie e pareti rocciose. Rimarremo esterrefatti di fronte ai suoi monumenti e alla sua storia.
Bastia è probabilmente una delle città più italiane della Corsica, sorge infatti sulle coste orientali dell’isola, affacciandosi sui territori della Toscana, dalle quale prende in prestito lo stile delle abitazioni, i colori ed in parte lo spirito.
La città prende il nome dalla fortezza (una bastiglia) fondata nel 1378 dal governatore genovese Leonello Lomellini per difendere la zona dagli attacchi del conte Arrigo della Rocca. In precedenza esisteva nella zona solo il piccolo centro di Cardo con un porto di pescatori. Presto intorno alla fortezza si formò un centro abitato e nel 1488 Raffè de' Grimaldi terminò il recinto delle mura e cominciò l'edificazione della cittadella, completata nel 1521. Nel XVIII secolo cominciò il movimento di indipendenza dell'isola: nel 1745 Bastia venne espugnata dagli indipendentisti guidati dal capo delle truppe sarde, e dall'ammiraglio inglese Cooper; in seguito fu nuovamente occupata dai genovesi, autori di feroci rappresaglie. Nel 1764 venne occupata dai francesi, e a seguito del trattato di Versailles, tutta la Corsica passò definitivamente alla Francia. Nel 1793 perse la qualifica di capitale dell'isola in favore di Ajaccio, scelta dai francesi sia per aver dato i natali a Napoleone Bonaparte, sia per non essere rivolta verso l'Italia, i cui legami con la Corsica andavano recisi per francesizzare dell'isola.All'alba del XIX secolo la città fu al centro di numerose dispute: nel 1794 fu occupata dagli indipendentisti corsi, ma fu riconquistata due anni dopo dai francesi; nel 1814 fu occupata dagli inglesi comandati dal generale Montresor e nel 1815 si proclamò brevemente indipendente per iniziativa di Salvatore Viale, per tornare in seguito ai francesi fino alla seconda guerra mondiale. Fu occupata dagli italiani dal 1942 al 13 settembre 1943, quando passò sotto il controllo dei nazisti; il 4 ottobre 1943, infine, i soldati italiani scacciarono i nazisti dall'isola con il concorso dei partigiani e delle truppe francesi. La città tornò così sotto la piena amministrazione francese.
Giorno 11
Bastia – Marciana Marina
Dopo aver consultato le carte nautiche, lasciamo Bastia e la Corsica per Marciana Marina, deliziosa cittadina sulla costa nord occidentale dell’Isola d’Elba.
All'ingresso del porto di Marciana Marina si scorge l'antica Torre degli Appiani, attribuibile alla seconda metà del Cinquecento. Il primo nucleo del paese, denominato Marina di Marciana, si sviluppò nel territorio detto “Il Cotone” (termine derivante dal latino cos - cotis «grosso masso»), presso un porticciolo naturale. La sua piccola insenatura offriva anche attracco e riparo alle barche da pesca. Durante il XVIII secolo, per la sua importanza portuale e commerciale, Marciana Marina veniva chiamata «Piccola Marsiglia».
Da non perdere: il centro storico e il lungomare che conservano i tratti tipici dei paesini costieri toscani dell’Ottocento.
Giorno 12
Marciana Marina – Marina di Campo
Tappa: Fetovaia
Da Marciana Marina spostiamoci su Marina di Campo, altro idilliaco paesino dell’isola più grande dell’Arcipelago Toscano. Fetovaia ci accoglierà con la sua sabbia bianca e il suo mare turchese e cristallino. È una meta obbligatoria per tutti i velisti e non possiamo lasciarcela sfuggire!
La spiaggia di Marina di Campo è veramente comoda, vicinissima al porto e protetta da una grande pineta dove potersi riposare al fresco. Attenzione ai venti da sud: è meglio gettare l’ancora in rada. Il pontile, infatti, è spesso insufficiente ed è difficile ormeggiare con lo scirocco.
Marina di Campo è una piccola frazione del comune di Campo dell’Elba. Durante il Medioevo, fu annessa alla Repubblica di Pisa. L'attuale abitato di Marina di Campo sorse nel corso dei secoli successivi nei pressi della pianura anticamente chiamata, a causa della sua peculiarità di zona umida, Maremma dell'Elba. Nel territorio di Campo dell’Elba è compresa anche l'Isola di Pianosa. Nella parte più occidentale del comune si estende la Costa del Sole, che racchiude località fra le più rinomate, belle e frequentate di tutta l’isola d’Elba.
Da non perdere: il cibo è fantastico e una passeggiata nel centro abitato è d’obbligo.
Giorno 13
Marina di Campo – Marina di Scarlino
Dopo una bella colazione, lasciamo il porto di Marina di Campo e indirizziamoci verso Marina di Scarlino. La nostra vacanza in barca a vela è giunta al termine purtroppo, ma possiamo ancora dire “Ciao!” a questi splendidi posti, fermandoci a Punta Ala per l’ultimo tuffo.