1.2 - Isola d'Elba, Capraia e Corsica 1 Settimana
Giorno 1
Marina di Scarlino – Marciana Marina
Tappa: Procchio
Molliamo gli ormeggi di buon’ora per raggiungere Procchio, la sua stupenda spiaggia si estende per circa 1 km, la sabbia fine ed il mare incontaminato la rendono una meta molto frequentata. È la tappa ideale per il primo bagno di questa intensa settimana.
La notte la possiamo passare a Marciana Marina, paesino tra i più caratteristici dell’Elba incastonato
Itinerario
Giorno 1
Marina di Scarlino – Marciana Marina
Tappa: Procchio
Molliamo gli ormeggi di buon’ora per raggiungere Procchio, la sua stupenda spiaggia si estende per circa 1 km, la sabbia fine ed il mare incontaminato la rendono una meta molto frequentata. È la tappa ideale per il primo bagno di questa intensa settimana.
La notte la possiamo passare a Marciana Marina, paesino tra i più caratteristici dell’Elba incastonato tra mare e montagna. La spiaggia, ampia e gradevole, è vicinissima al porto e al paese.
All'ingresso del porto di Marciana Marina si scorge l'antica Torre degli Appiani, attribuibile alla seconda metà del Cinquecento. Il primo nucleo del paese, denominato Marina di Marciana, si sviluppò nel territorio detto “Il Cotone” (termine derivante dal latino cos - cotis «grosso masso»), presso un porticciolo naturale. La sua piccola insenatura offriva anche attracco e riparo alle barche da pesca. Durante il XVIII secolo, per la sua importanza portuale e commerciale, Marciana Marina veniva chiamata «Piccola Marsiglia».
Da non perdere: il centro storico e il lungomare, tipici dei paesini costieri toscani dell’Ottocento.
Giorno 2
Marciana Marina – Isola di Capraia
Oggi è in programma l’isola di Capraia che ci accoglie mostrando tutte le bellezze del suo mare, le calette irraggiungibili da terra e i panorami indimenticabili. Ma facciamo attenzione alle condizioni meteo: Capraia è molto esposta ai venti di libeccio, scirocco e maestrale: meglio ormeggiare nel piccolo porto dell’isola o approfittare delle boe in rada.
Anticamente chiamata “Aigylion” dai greci e poi “Capraria” dai romani, il suo nome deriverebbe dalla presenza di capre selvatiche nell'isola, ma secondo un'altra ipotesi potrebbe derivare da “karpa” con il significato di «roccia». Nel 1055 fu conquistata dai pirati Saraceni, poi fu dominata dai Pisani e passò definitivamente sotto l'orbita di Genova dopo la battaglia della Meloria, che vi pose la signoria Jacopo de Mari nel 1430. Dal 1540 viene costruita dai genovesi la fortezza di San Giorgio e le tre torri di avvistamento Torre del Porto (1541), Torre dello Zenobito (1545) e Torre delle Barbici (1699) per poter scorgere le navi dei pirati e limitare la pirateria. Dopo l'annessione dell'ex Repubblica di Genova al Regno di Sardegna col Congresso di Vienna del 1814 e la proclamazione del Regno d'Italia, fece parte della provincia di Genova fino al 1925, quando passò alla provincia di Livorno. Dal 1873 al 1986 è stata anche sede di una colonia penale.
Da non perdere: l’ambiente marino e i fondali, perfetti per gli amanti delle immersioni subacquee e dello snorkeling.
Giorno 3
Isola di Capraia – Marina di Campo
Tappa: Fetovaia
Torniamo verso l’Isola d’Elba e fermiamoci a Marina di Campo, una delle baie più affascinanti: avvicinandoci alla grande rada potremmo godere di qualche bel bordo con mare piatto... da veri velisti. Attenzione ai venti da sud: è meglio rimanere in rada. Il pontile, infatti, è spesso insufficiente ed è difficile ormeggiare con lo scirocco. La spiaggia di Marina di Campo è perfetta per non rinunciare a nessuna comodità. Si trova infatti nel centro abitato e confina con il porto che, però non crea alcun problema. Alle spalle si apre una pineta che concede delle rilassanti zone d’ombra.
Marina di Campo è una piccola frazione del comune di Campo dell’Elba. Durante il Medioevo, fu annessa alla Repubblica di Pisa. L'attuale abitato di Marina di Campo sorse nel corso dei secoli successivi nei pressi della pianura anticamente chiamata, per la sua peculiarità di zona umida, Maremma dell'Elba. Nel territorio comunale è compresa anche l'Isola di Pianosa. Nella parte più occidentale del comune si estende la Costa del Sole, che racchiude località fra le più rinomate, belle e frequentate dell'isola.
Da non perdere: i suggestivi colori della spiaggia e del paesino di Marina di Campo. Un pranzo o ancor meglio una cena in uno dei numerosi ristoranti tipici … il cibo vi farà perdere la testa!
Giorno 4
Marina di Campo – Isola del Giglio (Campese)
Prua sull’Isola del Giglio! La spiaggia del Campese è la più grande dell'isola ed è divisa da uno scoglio centrale che abbraccia l'insenatura della baia, circondata da imponenti scogliere. Tutta la costa dell’isola è frastagliata da scogli intervallati solo da calette e baie.
A Giglio Campese, la torre del Campese sta a guardia dell’isola dalla seconda metà del 1500….quindi non dobbiamo temere niente!
L'isola fu abitata fin dall'Età del ferro. Successivamente fu probabilmente una base militare etrusca ed anche sotto la dominazione romana fu una base di una discreta importanza nel Mar Tirreno citata, per esempio, da Giulio Cesare nel “De bello Gallico”. A margine dell'abitato di Giglio Porto, leggermente al di sotto del livello del mare, si trovano i resti della villa romana: si tratta di una vasta area che comprende una vasca a mare, mura perimetrali, resti di mosaici e affreschi, terrazza stellata e una lunga terrazza pensile; l'intera area è denominata “I Castellari”. Nelle epoche successive fu governata da varie famiglie nobili dell'Italia centrale e dal 1264 dal governo pisano, che dovette poi cederla ai Medici. Nel Medioevo passò sotto il dominio della famiglia Aldobrandeschi, successivamente al comune di Perugia. Entrò nelle proprietà di Pisa dal 1264 al 1406 e successivamente passò a Firenze. Nel 1544 il pirata detto il Barbarossa saccheggiò l'isola, uccise chiunque si opponeva e deportò, come schiavi, oltre 700 gigliesi. In seguito a questa sanguinosa incursione, la famiglia dei Medici ripopolò l'isola con gente proveniente dalle terre senesi. Gli attacchi saraceni poi continuarono fino al 1799.
Da non perdere: durante la navigazione, osservate con attenzione il mare: potreste avvistare branchi di delfini, capodogli o balenottere.
Giorno 5
Isola del Giglio (Campese) – Porto Santo Stefano
Issiamo le vele per raggiungere Porto Santo Stefano, pittoresco borgo marinaro lungo la costa dell’Argentario. Porto Santo Stefano si affaccia su una baia dominata dalla fortezza spagnola che rievoca la sua travagliata storia. Il panorama che possiamo ammirare dalle terrazze della rocca è sorprendente.
Grazie alla sua posizione geografica, Porto Santo Stefano fu frequentato dagli antichi popoli che navigavano nelle acque del Mar Mediterraneo. I romani lasciarono qui molte tracce della loro storia e nelle loro carte indicavano Porto Santo Stefano con nomi diversi, tra cui Portus Traianus e Portus ad Cetarias. Sotto il dominio senese, dagli inizi del XV secolo alla metà del XVI secolo, Porto S. Stefano divenne un approdo soggetto ad incursioni dei pirati molto frequenti. In questo periodo vennero costruite la torre dell’Argentiera nel 1442 ed altre torri costiere. Lo sviluppo vero e proprio del centro ebbe inizio attorno al 1550 sotto il dominio spagnolo e continuò con la creazione dello stato dei Presidi e la costruzione della fortezza spagnola. Nel 1707 fu conquistato dagli austriaci, insieme a tutto lo stato dei Presidi e nel 1737 i Borboni dominarono la zona, registrando un forte sviluppo demografico. Nel 1801 si unì al regno di Etruria e pochi anni dopo, con il trattato di Vienna, passò sotto il Granducato di Toscana. Nel 1842 il Granduca Leopoldo II di Lorena istituì la comunità di Monte Argentario, dove Porto Santo Stefano ne rappresentava il capoluogo. Infine nel 1860 insieme a tutta la Toscana andò a far parte del Regno d'Italia. È da ricordare la sosta di Giuseppe Garibaldi e dei Mille durante il viaggio di trasferimento da Quarto a Marsala, proprio nel 1860. La Fortezza fu costruita durante il regno degli Spagnoli con funzioni di avvistamento marittimo, ed è l’edificio più importante della cittadina. Non dimentichiamo la totale distruzione del centro abitato durante i bombardamenti del 1944, quando rimasero in piedi la Fortezza, il campanile della chiesa e poche altre abitazioni. Fino alla fine della seconda guerra mondiale, le fonti principali dell'economia santostefanese furono rappresentate dall'agricoltura, dalla pesca e dalla navigazione. Dagli anni sessanta invece si è sviluppato notevolmente il turismo fino a diventare la principale risorsa nell'economia locale.
Da non perdere: una passeggiata tra il Lungomare dei Navigatori e la Piazza dei Rioni, ideale per rilassarsi un po’.
Giorno 6
Porto Santo Stefano – Marina di Scarlino
Tappa: Le formiche di Grosseto
È l’ultimo giorno di questa vacanza di vela, vento e mare e dobbiamo rientrare alla Marina di Scarlino. Fermiamoci per un ultimo bagno alle Formiche di Grosseto. I tre isolotti, grazie alla loro distanza dalla costa, sono veri e propri paradisi naturali incontaminati e saranno perfetti per salutare il mare blu dell’Arcipelago Toscano.